Ci sono molti Cristiano Ronaldo tra noi


Recentemente ho incontrato diverse persone che partono per lavoro… e mentre alcuni di loro erano entusiasti, altri sembravano semplicemente aver accettato il progetto.

Gli “espatriati” sono letteralmente persone che lasciano il proprio paese per molto tempo e in ambito lavorativo spesso si identifica in questo modo figure professionali che periodicamente si spostano in un altro paese per una specifica missione lavorativa, tipicamente di 2/3 anni e poi rientrano oppure si spostano di nuovo altrove.

È espatriato colui che parte per un progetto all’estero o il giocatore di calcio che lascia la propria squadra per accettare un contratto in un altro campionato, come sta avvenendo per molte stelle del football verso il campionato arabo. Il valore economico dell’offerta è al centro di discussioni non solo tecniche, come viene ben spiegato qui: https://www.ilpost.it/2023/09/18/fondo-saudita-sport/. Qualcosa però fa discutere in questa scelta ed è soprattutto legato al valore dell’offerta in rapporto alle prestazioni richieste: l’espatriato viene solitamente rimborsato dalla propria società con un extra-stipendio, oppure parte per accettare un contratto vantaggioso. Cristiano Ronaldo, Benzema e Neymar si sono spostati dall’Europa in Arabia Saudita e giocano un campionato sportivamente facile, al di sotto delle loro capacità esprimendosi con virtuosismi e blando allenamento. Il lavoro che svolgono non è particolarmente interessante rispetto alle performance passate, non ci sono infatti al momento duelli con atleti alla loro altezza e nemmeno grandi portieri davanti a loro. Segnano, esultano, giocano a calcio e incassano molti più fondi di quanto non farebbero facendo il loro lavoro in Europa. La stessa cosa sta avvenendo nel pugilato, dove grandi campioni oggi sfidano youtuber per avere visibilità e molto pubblico con eventi e incassi sopra la media.

Il tipo di persona che ho incontrato recentemente fa riferimento a questa categoria di “giocatore”, cioè colui che mette l’offerta di denaro al primo posto delle sue scelte lavorative, come i citati giocatori o il pugile che abbandona il professionismo per lo spettacolo. Questa priorità economica ha spesso un prezzo da pagare che fa riferimento alle condizioni climatiche dove andare a vivere, ai servizi disponibili in quel luogo per la propria famiglia, alle relazioni sociali, alla famiglia di origine. Esistono ripercussioni anche nella propria sfera di credibilità lavorativa dal momento che fare una scelta solo per denaro non è ben visto da chi sceglie di studiare, approfondire, imparare e mettersi alla prova in contesti difficili o più genericamente di costruire qualcosa di duraturo in uno specifico posto. Denaro, spesso tantissimo, a costo di qualche rinuncia. E quindi? I Cristiano Ronaldo tra noi sbagliano? Fanno una scelta criticabile? Il medico che fa interventi facili e privati a caro prezzo è meno apprezzabile di un medico che fa interventi complessi negli ospedali pubblici? Il collega che accetta un contratto a Dubai perde qualcosa a non restare in ufficio insieme a noi? Il pugile che fa spettacolo e non boxa più?

Personalmente non posso evitare di preferire altre scelte, dove la scala delle priorità è invertita. Non riesco ad evitare di rivolgere stima, attenzione, curiosità e simpatia per coloro che fanno cose speciali nel loro campo, portano innovazione, si confrontano con i più forti. Non riesco a non apprezzare quei colleghi molto competenti a cui chiedere consiglio su tematiche complesse, difficili e tecniche. Ho grande attrazione per chi costruisce, ripara, investe in qualcosa che duri nel tempo sia in termini fisici come un’abitazione o un’azienda, sia in termini sociali come gli amici, una famiglia, la cura delle proprie radici e del proprio territorio. Perdo la testa per coloro che accettano sfide difficili per passione e non per soldi.

Trovo più bellezza nelle piramidi d’Egitto che nell’isola a forma di palma nel mare di Dubai, anche se probabilmente si sta più comodi su quei divani che sui sassi di calcare.



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