Carletto


Scarpe pronte, palla nello zaino e via! Vado al campo.


“Ragazzi ci siete?”  

Non vedo nessuno… saranno al fortino! Niente anche qui, cerco qualcuno con cui scambiare due palleggi o giocare a porte alte.

“Ciao, sono Michele. Posso Giocare?”
“Scusa no, abbiamo già fatto le squadre”

Fa niente, faccio due palleggi da solo e aspetto gli altri; fa caldo oggi, magari vado a prendermi un gelato al panettiere


“Il solito ghiacciolo alla menta”
“Ciao Michele, ecco a te”
“Avete visto i miei amici?”

“No, mi dispiace, ma fai un bel giro in bici che c’è il sole oggi”

Ma dove sono finiti? Ho nella sacca anche i guanti da portiere per quando sono stanco e mi metto in porta: ho un certo talento nel buttarmi con tuffi coreografici e salvare palloni impossibili. Faccio un giro di ricognizione sulla pista ciclabile, vediamo se trovo qualcosa. Sento il vento sui capelli, la puzza dell’acqua del laghetto, vedo i cigni sui sassoni e… finalmente! Riconosco la bicicletta rossa di Carletto!

“Carletto”
“No, sono Panello, chi sei?”


Mi guarda attonito, non è lui purtroppo e non rispondo alla sua domanda. Sono triste, non trovo nessuno. Ecco mi siedo sulla panchina; un signore con uno strano sorriso si siede di fianco a me, con un pallone giallo sottobraccio:


“Michele, come stai?”
“Ti conosco?”
“Sono Carletto, ti ricordi? Eravamo alle medie insieme. Quello è Panello, il mio bambino. Ha già 6 anni!”
“Non capisco”
“Non preoccuparti, va tutto bene! Siamo sempre amici e questo quartiere è un bellissimo posto. Panello come noi si trova benissimo ed è felice, siamo molto fortunati. Guarda che bel sorriso che ha!”

In silenzio mi allontano preoccupato. Sicuramente non era Carletto, era troppo vecchio; ho avuto una giornata pesante, ora rientro a casa e chiedo alla mamma di farmi un the caldo. Sicuramente domani andrà meglio


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