I ricordi

I ricordi



Iniziò tutto senza pensieri mentre silenziosamente si accumulavano uno dopo l’altro. Inesorabilmente aumentavano e crescevano di dimensione, un poco al giorno e soprattutto di notte.

“Ecco, li metto qui”

Raggiunta la maggiore età Michele preparò un grande sacco a chiusura ermetica e lo sistemò con cura nell’armadio dedicandogli tutto il ripiano basso.  Si sentì soddisfatto e continuò per qualche anno a vivere senza pensarci. Andò a vivere a Londra per gli studi e al suo ritorno l’armadio sembrava esplodere; prese il sacco e senza aprirlo lo mise dentro ad un baule, che portò nella cantina.

Negli anni successivi si trasferì in Toscana dove costruì le basi della sua vita lontano dalla città natale, diventando il medico del paese. Una sera sua sorella lo chiamò per avvisarlo di recuperare le sue cose nella cantina dal momento che doveva essere sgomberata. Si era quasi dimenticato del suo baule ma aperta la porta gli cadde addosso tutto quanto.

“E dove li metto ora?”

Si ripulì, prenotò un camion a noleggio, prese una cassa di legno enorme e ci mise dentro il baule ormai pronto a esplodere. Lo portò in Toscana e riuscì a farlo sistemare in soffitta aiutato da quattro amici e un paranco. Da quel giorno, ogni notte sentiva il soffitto scricchiolare a causa del peso della cassa. Si abituò a quel rumore e trascorse in quella casa tutta la sua vita fino alla vecchiaia, senza mai salire in soffitta a controllare la stabilità delle travi.

Alla sua morte, la casa rimase ai figli.


“Cosa teneva il nonno in soffitta?”

“Una grande cassa piena di oggetti preziosi di cui mi parlava sempre con gli occhi lucidi”


Andarono ad aprirla: la cassa conteneva un baule, che conteneva un sacco che conteneva un sacchetto, e quel sacchetto era vuoto.

Commenti

  1. quando pubblichi il racconto di Aprile ?

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  2. ciao Matteo spero tutto bene !! oggi finisce il mese di aprile e senza avere la pretesa di sostituirmi al racconto che vorrai caricare sul sito ti racconto una storia. 60 anni fa nasceva un bambino a Milano che sarebbe diventato uomo come tutti noi. Massimo un uomo gentile, disponibile,pacato ma determinato che per fortuna ho conosciuto e con me tanti altri lo hanno incontrato.la sua vita semplice ma ricca di quegli avvenimenti reali e non artefatti s'è spenta qualche giorno fa in una dimensione terrena ma surreale. questa pandemia tra i tanti disastri che sta producendo rende ancora più duro il distacco per chi resta e per chi ci lascia; fa mancare l'ultimo abbraccio , l'ultimo sorriso , l'ultimo bacio sul volto rigato dalle lacrime.
    Pensando spesso a lui ed al suo modo di essere mi sono sbocciate delle
    parole che messe assieme tentano di esprimere paura,angoscia,speranza e serenità.
    Sensazioni e sentimenti che seguono ad un evento così netto come la morte che per chi ha una Fede rappresentano invece un passaggio temuto ma atteso.

    INCOMPIUTA

    Non potrò più vedere i tuoi occhi ma non smetterò di guardarti
    Non potrò più accarezzarti le mani ma le sentirò stringermi
    Non potrò più pensare a cosa fare assieme ma sarai sempre con me
    Non potrò più ascoltare la tua voce ma mi guiderà nei momenti decisivi
    Non potrò più addormentarmi con te ma sarai sempre nei miei sogni
    Non potrò più farti un regalo ma tu mi hai fatto quello più grande
    Non potrò più ricevere le tue telefonate ma me le ricorderò tutte
    Non potrò più cercare il tuo appoggio ma mi hai già dato tanta forza
    Non potrò più festeggiare i momenti rituali della famiglia ma non per questo non dovranno accadere
    Non potrò più viaggiare perchè la nuova dimensione mi sazia

    un abbraccio

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