Svendita, svendita!
“Vieni qui! Vendiamo affari, diamo una svolta alla tua vita! ”
Il cartello dall’aspetto lussuoso
era in bella evidenza sul muro cinquecentesco della villa. Con un banchetto
pieno di caramelle e dolciumi raffinati, un gruppo di una decina di persone eleganti
attira da qualche giorno i passanti, come il gatto e la volpe.
Colpito dal contrasto tra la dimora storica e il messaggio, decido di entrare.
“Benvenuto, come ti chiami?”
“Michele”
“Michele, è il destino che ti
porta qui! Ma ci pensi, proprio oggi, proprio qui, sarà mica un caso!”
Con viso allegro, amichevole e
rassicurante mi ritrovo circondato da quattro persone. Accomodanti e pieni di
entusiasmo, passano subito al sodo:
“Bello qui eh? Ti piace? Entra,
entra! Se ti unisci a noi, saremo una famiglia! La nostra vita è cambiata da
quando siamo insieme e finalmente siamo felici! Abbiamo tanti soldi e possiamo
fare quello che vogliamo, per noi e per gli altri. Ci aiutiamo, ci sosteniamo e
facciamo affari! Cosa c’è di meglio!?”
Distratto nell’ascolto, guardo la
villa e i suoi meravigliosi interni: soffitti affrescati, colonne di marmo,
pavimenti in pietra. La luce filtra dai vetri colorati in punti precisi, in
modo da poter scoprire senza volerlo alcuni dettagli. Rispondo al gruppetto per prendere
tempo:
“Bellissimo, di chi è questa
costruzione?”
“Boh, chi lo sa, noi siamo qui perché
stiamo facendo del bene alle persone e questo posto è bello! Sarà stato di
qualche riccone che come noi ha fatto fortuna! Anche tu puoi avere una villa
così se vuoi, possiamo iniziare subito”
Lo sguardo del mio nuovo amico da subito assume una nuova luce, e prova a mettermi fretta:
“Vedi, prima inizi e meglio è, saresti tra i primi a stare con noi; si parte con un investimento di soli settecento euro, e da subito
inizi ad avere i primi profitti!”
Non rispondo alla proposta,
sorrido e mi allontano facendo il giro largo. Il mio attraente interlocutore si
distrae non vedendomi sufficientemente coinvolto e vola verso un nuovo potenziale
cliente, dall’aria molto più entusiasta di me.
Osservando i soffitti vedo che il
tema delle rappresentazioni è quello della cura al prossimo e mi incuriosisco
ancora di più sul luogo. Ipotizzo un salone delle feste, un ricco intellettuale, un medico dal buon gusto. Uscendo, mi accorgo di una piccola struttura separata, e intravedo il custode del palazzo. Mi avvio verso di lui e chiedo
informazioni; lui appena mi vede smette di leggere un libro sgualcito e prontamente, con un tono da
guida turistica, mi parla a voce alta:
“Questa fu la casa del conte M.T, collezionista d’arte e grande cuore per la solidarietà nel nostro paese. Questa villa da abitazione privata venne trasformata in ricovero per i malati durante la terribile ondata del 1528. Il conte fece modificare tutta la struttura, impegnando buona parte delle risorse personali nel tentativo di offrire un luogo sicuro ai malati e alle loro famiglie. La città si è dimenticata di lui e oggi il comune affitta la villa ad eventi di ogni tipo, dimenticando le origini nobili della sua costruzione e del suo rinnovamento. Sono felice di vederla uscire senza il kit di benvenuto dei signori di oggi, ma non si preoccupi: se torna domani allo stesso prezzo troverà un altro gruppo di persone che vende creme miracolose contro la cellulite”
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